sabato 20 marzo 2010

Sfiduciamolo



Fin dall’infanzia un essere umano sa che un’azione lesiva verso la collettività ha sempre delle conseguenze, se non altro formali, che deve essere pronto a fronteggiare. Se a scuola non prepari la lezione e sei interrogato arriva un brutto voto, anche se non sarai bocciato. Se diffami il prossimo finisci in tribunale, anche se non in prigione. Se guidi di notte a fari spenti, puoi essere sanzionato pur salvando la patente. Se un presidente del Consiglio, intercettato, finisce sotto processo per concussione, deve essere sfiduciato anche se poi rimarrà dov’è. Questo è il dovere dei politici tutti, indistintamente, un dovere a cui la maggioranza può sottrarsi per sudditanza, ma l’opposizione ha il dovere di presentare la mozione di sfiducia. I sapientoni della real politik dicono “non si può presentarla se non si è certi del buon fine”. Se l’insegnante, il giudice, il vigile non facessero il loro dovere che Paese sarebbe questo? L’opposizione, che spesso in passato ha rivendicato il diritto a non sottoscrivere le mozioni dell’Italia dei Valori, si è comunque sottratta ad un atto formale che sanciva il richiamo al rispetto delle regole.

Le notizie apparse in questi giorni su alcuni quotidiani sono gravissime: Berlusconi ha ordinato ai suoi sodali di zittire l’opposizione e imbavagliare l’informazione libera ed avvantaggiarsi nell’opera di propaganda mediatica che conduce in una situazione di assoluto monopolio. Cos’è questo comportamento ignobile e coercitivo se non una turbativa degli equilibri democratici di un Paese? Quanto accade in questi giorni è la conferma di ciò che l’Italia dei Valori ha da sempre denunciato: Berlusconi è al Governo per salvaguardare i propri interessi e quelli delle sue aziende e, pur di raggiungere questo obiettivo, è disposto ad ignorare regole e leggi che regolano gli equilibri della democrazia.

L’Italia dei Valori in Parlamento ha deciso di presentare una mozione sfiducia (leggi il documento) nei confronti del Presidente del Consiglio in quanto: mortifica le istituzioni, piegandole a proprio uso e consumo; calpesta lo stato di diritto e i principi sanciti dalla Carta costituzionale; non si occupa dei problemi reali che attanagliano il Paese. Come ben sapete, la mozione di sfiducia, per essere presentata – come recita l’articolo 115 (comma 1) del regolamento della Camera – “deve essere motivata e sottoscritta da almeno un decimo dei componenti della Camera”. In pratica, la mozione ha bisogno del sostegno di 63 deputati. Noi dell’Italia dei Valori, alla Camera, abbiamo già sottoscritto l’atto, ma siamo solo 24 deputati. Dunque, le nostre firme non bastano. Per questo, ci auguriamo che anche gli altri partiti dell’opposizione abbiano il coraggio e la determinazione di apporre la loro firma alla mozione. Ma le firme di 63 deputati servono a compiere un atto formale, gettano le basi di un’iniziativa che questa maggioranza farebbe apparire come frutto di una ritorsione politica. Qui non si tratta di una ritorsione politica, non può essere ricondotta ad una scaramuccia parlamentare. Questa mozione è un cartellino rosso di espulsione dal campo per reiterato non rispetto delle regole più basilari che garantiscono l’esistenza dello Stato di diritto, è una dichiarazione che vuole demarcare una linea netta tra chi accetta e tra chi non accetta un comportamento spregevole da parte di larga parte del governo Berlusconi. Invito i cittadini a firmare simbolicamente in Rete l’atto affinché diventi propria di tutti quegli italiani, e non di 63 parlamentari (per ora 24), che vogliono liberarsi di un Presidente del Consiglio, e di un governo, sordo alle istanze del Paese.
Bisogna provare e chiedo ad ognuno di voi di fare la sua parte per diffondere la sottoscrizione: i partigiani cominciarono in pochi, ma riuscirono a far trionfare la democrazia.
Antonio Di Pietro

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